Il partito della pace e lo spirito d’intelligenza

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Ecco quanto si legge nella biografia di Gioacchino Da Fiore presente nell’edizione Feltrinelli di Sull’Apocalisse a cura di Andrea Tagliapietra:

Maggio 1184 – Colloquio di Gioacchino con papa Lucio III in soggiorno a Veroli. L’abate riceve dal pontefice l’incoraggiamento a procedere nella stesura dei suoi scritti, in conformità con una disposizione dei cistercensi che aveva proibito a tutti i membri dell’ordine di scrivere senza il permesso del capitolo generale. Il papa condivide con l’abate calabrese la linea di non-opposizione della chiesa all’impero, il cosiddetto ‘partito della pace'”.

Sarebbe interessante fare i dovuti approfondimenti su tale partito della pace. Sembrerebbe trattarsi di un gruppo trasversale all’interno della chiesa che aveva fatto del distacco rispetto agli interessi politici e mondani il suo cavallo di battaglia.
Non era forse questa la Chiesa auspicata dallo stesso Dante? Almeno quella Chiesa che aveva deciso di seguire fedelmente le parole evangeliche Il mio regno non è di questo mondo.
Gioacchino a questo riguardo non lascia dubbi. Per lui  il più elevato e umile tra gli uomini di fede non prende parte alle opposizioni che impegnano i mondani: lo dice espressamente nel XV capitolo dell’Enchiridion super Apocalypsim. Nonostante ciò fu confessore e ammonitore, come vedremo più avanti, di diversi uomini di potere. Bisognerebbe comprendere quale sia stata la reale portata e influenza di coloro che la vedevano come Gioacchino all’interno della chiesa.

Altro passo della biografia curata da Tagliapietra:

Inizio 1198 – (…) A Roma, sullo sfondo dell’elezione di Innocenzo III, Gioacchino incontra il cistercense Adamo di Perseigne (…). Secondo il Chronicon Anglicarum di Ralph di Coggeshall, Gioacchino avrebbe pronunciato in quest’occasione la famosa asserzione sull’origine delle sue profezie: “Egli rispose di non aver ricevuto a riguardo né profezia, né predizione, né rivelazione; ma Dio – disse – che un tempo dette ai profeti lo spirito di profezia, mi fece dono dello spirito di intelligenza per comprendere in tutta chiarezza, nello spirito di Dio, tutti i misteri della Sacra Scrittura, come li composero i santi profeti che un tempo la scrissero nello spirito di Dio” (Rerum Britannucorum Medii Aevi Scriptores, 66, 68).

Queste parole contengono una svalutazione veramente radicale della ragione umana.
Per Gioacchino, la sua sorprendente comprensione delle Scritture non ha nulla a che vedere con le sue doti o la sua ragione, ma è frutto di una concessione divina. Chi è ancora realmente capace di maturare in sé un tale modo di vedere le cose? Persino il nostro modo di affrontare le ricerche, di argomentare, tradisce l’abuso che facciamo della nostra individuale razionalità riguardo a cose che con essa non hanno proprio nulla a che vedere.
Mi sembra infine degno di attenzione questo passo tratto dalle Memorie di Luca Campano, arcivescovo di Cosenza che conobbe Gioacchino personalmente. In questa narrazione possiamo trovare traccia di quelli che dovevano essere i rapporti tra autorità spirituale e potere temporale nel Medio Evo, anche se probabilmente, nelle misteriose parole che Gioacchino rivolge all’imperatrice Costanza, si cela qualcosa di ancora più profondo.

“Un venerdì santo mi trovavo con lui nel monastero di Santo Spirito in Palermo, quando egli venne chiamato alla reggia dall’imperatrice Costanza, che desiderava confessarsi. Egli andò e la trovò in chiesa, seduta sul suo trono. Si pose a sedere, dietro invito, su una sedia appositamente preparata per lui. Quando però la sovrana gli ebbe manifestato l’intenzione di confessarsi, interrompendola con l’autorevolezza richiesta dalla circostanza, le rispose: «Dal momento che io ora rappresento Cristo e tu la Maddalena penitente, scendi, inginocchiati sul pavimento e confessati con fede, altrimenti non sono tenuto ad ascoltarti». L’Imperatrice scese, si inginocchiò in terra e, sotto gli sguardi attoniti di tutti, confessò umilmente i suoi peccati, ammettendo di persona di aver scorto nell’Abate l’autorità apostolica”.

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* Queste immagini tratte dal Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore
possono essere visionate nel dettaglio sul sito del
Centro Studi Gioachimiti.